Architettura che percepisce e risponde

Con il suo team Carlo Ratti, del MIT, parte da una serie passiva di dati, come le telefonate che facciamo, la spazzatura che buttiamo via, per creare visioni sorprendenti di vita urbana. Lui e il suo team creano ambienti interattivi affascinanti dall’acqua in movimento alla luce che vola, alimentati da semplici gesti catturati da sensori.

Carlo Ratti, 39 anni, Direttore del SENSEable City Laboratory, MIT, Massachusetts Institute of Technology, di Cambridge, USA
ed associato dello studio carlorattiassociati – walter nicolino e Carlo Ratti di Torino. Laureato in ingegneria civile al Politecnico di Torino e alla Ecole Nationale des Ponts et Chaussées, Parigi, dopo il Master of Philosophy in Environmental Design in Architecture, e dopo il PhD in Architettura, presso l’Universitá di Cambridge, UK, ha ottenuto il Fulbright Senior Scholar al Massachusetts Institute of Technology, School of Architecture and Planning (Media Lab, Tangible Media Group). Nel giugno 2007 il Ministro della Cultura Italiano ha nominato Carlo Ratti membro dell’Italian Design Council – un’istituzione creata dal Governo Italiano che include 25 personalità di spicco del design. Nel 2009 Carlo Ratti è stato nominato Inaugural Innovator in Residence dallo Stato del Queensland, Australia ed è stato incluso nella lista “2008 Best & Brightest” di Esquire Magazine e nella selezione di Thames&Hudson per 60 innovatori per 60 anni.

DIGITAL WATER PAVILION
Progettato per l’Expo 2008 di Saragozza, Spagna, il padiglione è costituito da uno spazio flessibile e multifunzionale. Adibito a ufficio del turismo durante la manifestazione del 2008, sarà poi trasformato in un caffè e in un infobox relativo alla Milla Digital, un grande progetto di trasformazione urbana in corso nella capitale aragonese. La sfida del padiglione è quella di usare l’acqua – tema dell’Expo 2008 – come elemento architettonico. Le pareti sono composte da gocce d’acqua a controllo numerico, che possono generare scritte, pattern, varchi d’accesso, eccetera. Il Digital Water Pavilion rappresenta una prima risposta concreta paradosso apparente di come rendere realmente fluida e riconfigurabile un’architettura contemporanea – considerando il termine fluida nella sua accezione letterale nonchè fisica. Nel Digital Water Pavilion scompare il concetto di partizione fissa, la discontinuità tra aperture e parete poichè la facciata diventa una interfaccia continua che si apre e chiude in modo interattivo e responsivo. L’acqua, di per sè stessa elemento dinamico, permettendo di rappresentare grafiche, patterns e testi modificandone il layout in tempo reale in risposta ad imput ed azioni esterne dell’osservatore. La presenza di persone è infatti rilevata dal padiglione, ne permette la reazione, generando onde e distorsioni nel pattern di facciata. Risultato: uno spazio interattivo e riconfigurabile in cui ogni parete può diventare potenzialmente un ingresso o un’uscita, mentre le partizioni interne possono spostarsi in funzione del numero di persone presenti nel padiglione. Unici elementi materici due box e il tetto: una sorta di sipario orizzontale che puo’ muoversi verticalmente e appiattirsi a terra fino a far scomparire l’intero padiglione.